EX: Minestra riscaldata o spaghetti rifritti?
Premetto : non sono contraria ad un ritorno con il proprio ex a patto che sia passato quel tempo necessario che abbia dato ad ognuno la possibilità di riscoprire quali piatti gli piacciono di più , quali può e vuole condividere o tollerare.
Un utopia?
No. Forse può succedere!
La parola: “EX” può evocare una serie di emozioni e ricordi legati a una relazione passata con più persone o una nello specifico.
Pensiamolo come un capitolo di un libro che, pur essendo concluso, ha contribuito a scrivere la storia della nostra vita.
Un “ex” è qualcuno che ha condiviso un pezzo del cammino, lasciando un’impronta nel cuore e nella memoria.
Tutto molto bello ma…
Parliamo invece di quelle persone che vi siete dett*: “MAI PIU’”!
Con che cibo classifichereste i vostri ex?
La parola “ex” deriva dal latino e significa “fuori di” o “da”e viene utilizzata come prefisso per indicare che una persona non ricopre più un ruolo o una funzione che aveva in passato.
Non lo ricopre più per una serie di cose successe, di parole dette , di sentimenti svaniti.
Quando lo andiamo a ripescare inevitabilmente ci ripassiamo attraverso a quella roba li.
Credo di aver avuto sia “Ex minestre riscaldate”, sia “Ex spaghetti rifritti”.
C’è una bella differenza e parliamoci chiaro, il problema vero sono gli spaghetti rifritti! Sono meglio del piatto appena preparato.
Sono veloci da fare e a portata di mano!
Scricchiolano e lo sai che ti faranno male alla pancia, ma li mangi lo stesso.
Li mangeresti anche la volta dopo e quella dopo ancora…
La minestra riscaldata no!
(E questo ha un grosso vantaggio, perché ti spinge a muovere il culo e andare a comprarti qualcosa di nuovo!)
Il tipico ex (spaghetto rifritto) è quello che scopa bene.
E’ quello che anche se ti fa male ogni volta, quando lo becchi in serata e te lo ritrovi li, ti dici : “perché no?”.
E seguono una serie di auto-convinzioni:
“Questa volta non ci ricado!”
“Questa volta lo sfanculo io!”
E cosi via…
Allora ti concedi un’altra notte di passione e finisce che il giorno dopo stai male o peggio ancora ti rimane appiccicato come l’ultimo incrostato nella padella che per mandarlo via ci vogliono giorni e giorni e alla fine la padella si rovina pure.
L’ex rifritto, quello bono, ti frega.
La minestra no!
La minestra è la non voglia assoluta di rimettersi in gioco.
Quando ti porti a casa l’Ex (minestra) lo sai gia!
Appena lo tiri fuori dal frigo o meglio dal congeltore (perché l’avevi congelato o si era congelato da solo dato l’entusiasmo) lo guardi e tra te e te pensi :
“ma perché?”
Poi riparte la fila di motivazioni che questa volta sai che saranno inutili.
Al primo boccone ti annoia e provi a condirlo con parmigiano, olio , peperoncino.
Cerchi di farlo diventar un’altra cosa insomma… ma niente!
E’ insipido, scotto e scontato come quando l’avevi lasciato li.
Non è altro che la rassegnazione ad un nutrimento che riempie un vuoto momentaneo.
Non stimola nessuno dei 5 sensi.
Mi immaginavo me come un manichino in carne d ‘ossa con una scritta ad uniposcar sulla fronte “CLOSE”, una nel cuore “FERIE” e una grande e grossa davanti alla vagina “ARRIVEDERCI E TANTI SALUTI”.
E mentre riflettevo su cibi e uomini pensai “quale tipo di ex ero stata io?” “Minestra o spaghetti?” Infondo non volevo davvero saperlo.
Chiudiamo relazioni con una serie di certezze che ci aiutano nel passaggio tra la morte della relazione e la rinascita di noi stesse.
Ci danno conforto.
“Ma…quindi riscaldare, rifriggere, ripassare in forno, era solo comodità?” “Tornare indietro non è forse a volte un modo per andare avanti?”
Pensandoci bene i tira e molla dell’adolescenza erano stati costruttivi. Almeno per me.
Ma pensando ai miei ex: “chi era stato minestra e chi spaghetti?”
Tra i miei Ex il Sign.W. sicuramente mi insegnò che la minestra riscaldata non fa per me.
Provai a condirlo con qualsiasi cosa pur di dargli sapore.
Feci corsi di cucina e di “accettazione”, probabilmente, in tutto il mondo.
Oggi quando rimane la minestra diventa cibo per Bruce che ingurgita qualsiasi cosa senza risvolto emotivo, anzi, con il faccione soddisfatto e la lingua di fuori con l ‘espressione di chi ti dice: “Dammi a me, ci penso io!”
Ci sono stati anche i miei spaghetti al sugo rifritti. Qualcuno aveva anche pancetta e peperoncino.
Li ho rifritti fino la nausea.
Notti meravigliose e giorni infernali.
Non si dimenticano o forse si: “dovevo ancora uscirne?”
A volte li sogno, ma nient’altro.
Le mie amiche li hanno tolti dal commercio e un passo alla volta ho ricomiciato a fare la spesa e scegliere cose nuove.
Quando una donna ricomincia a fare la spesa e scegliere quello che piace a lei;
a tornare a casa e cucinarlo con la stessa cura che userebbe per una cena tra amici di sabato sera … Bhe allora sta guarendo!
Il cibo è solo una piccola parte del nostro nutrimento giornaliero.
Il resto è fatto di relazioni, emozioni, ricordi.
Pensate a quanto condiziona la vostra digestione mangiare con persone piacevoli o durante un litigio? (*Conferenza sul nutrimento : Alimentazione e digestione emotiva @naty_effettoloto)
La “fame” eccessiva o scarsa è un indicatore della nostra salute.
La “fame” assecondata o ignorata è una uno strumento di cura importante.
Ieri ho cucinato tutto il giorno senza tutte queste “pippe mentali” e quando mi sono messa a tavola ho sorriso stupita: “L’ho fatto per me!”
“C ‘ è speranza allora!”
“Certo che c’è speranza!”
Forse era solo la consapevolezza che per vivere il nostro amore saremmo dovuti essere ex di vecchia data : “Né spaghetti, né minestra!”
Avevamo provato a camminare sulla stessa strada.
Poi su strade parallele, ignorando che ognuno aveva bisogno di imparare quali sapori nuovi voleva assaggiare.
Non eravamo più quelli delle ferite che ci portavamo addosso.
Eravamo la nuova versione di noi stessi.
Chissà se un giorno allo stesso tavolo ci saremmo raccontati che cosa ci piaceva mangiare. Romantica Fragile
Testarda
Romantico, fragile, testardo.
Affamati.
O forse… sono solo pippe mentali di una donna.