“Non sono bella abbastanza”
“Non sono bella!”
Si sa, agli uomini piace un po’ di morbidezza da guardare e da immaginare di acchiappare, ma non deve essere troppa.
Le magre non hanno il seno, le abbondanti hanno troppo sedere.
Se sei troppo magra, la pelle sembra sciupata; se hai il viso come il sedere di un bambino, è probabilmente un po’ più rotondo (plastiche e botox a parte).
Se sei riccia, la piastra non regge e se sei liscia, non si fa una piega decente.
La tua pelle è color latte? Ci vuole una lampada. Se sei scura, sembra che ci siano macchie..!
Non siamo mai abbastanza per l’idea confusa che abbiamo sull’apparire.
La bellezza è un concetto complesso e variegato, che va oltre i canoni estetici limitanti e spesso sbagliati che la società ci impone.
Qualche anno fa, la mia analista mi chiese di disegnare un punto nero a terra, di un cm quadrato circa, quindi fu generosa. Poi mi chiese di mettergli un piede sopra e mi disse:
“Quel punto nero è la perfezione. Puoi tentare qualsiasi posizione e metterti a giocare a twister, ma uscirai sempre dai confini.”
Questo concetto è rimasto indelebile nella mia mente come quel punto sul pavimento dello studio di Monica.
Cos’è la bellezza?
Non vi è mai capitato di osservare un’amica o un uomo che amate, considerati bruttini, e ammettere a voi stessi di trovarlo bello/a
O al contrario, non vi è mai capitato di rivedere un ex che reputavate bellissimo dopo anni e pensare:
“Ma cosa mai mi sarà piaciuto di lui/lei?
Allora la bellezza non è un insieme di regole a cui attenersi biologicamente, altrimenti sei fregata!
Penso alla bellezza come al nostro potenziale femminile inespresso.
Mi spiego:
la vita è un sistema complesso, come un alveare, le nuvole, il corpo e la psiche.
Ogni cosa che vive ha un ciclo: nascita, crescita, sviluppo, degenerazione, rivoluzione, evoluzione.
Un sistema complesso è più della somma delle sue parti e ha la capacità di far emergere
l’imprevisto. Le relazioni all’interno di questo sistema complesso sono fondamentali e mutano al modificarsi dell’ambiente esterno.
Abbracciando questi piani accettandoli e soprattutto valorizzandoli, stiamo meglio. (Erika Francesca Poli psichiatra, psicoterapeuta)
Mi spiego: le parti di noi che non ci piacciono fanno parte della nostra ferita iniziale.
Se nell’ambiente esterno frequentiamo persone che alimentano la frustrazione e il dolore di quella ferita, il nostro corpo, la nostra mente e le nostre intenzioni
saranno “inbruttite”.
Se viviamo giorno dopo giorno senza consapevolezza, facendo scelte dannose alla nostra salute, ci trascuriamo e reputiamo non importante curarci, abbellirci, decorarci.
Fin dai tempi antichi, le donne si adornavano e truccavano non per obbligo, ma per valorizzare se stesse come entità femminili.
In molte tradizioni, come in India, ‘abbellimento e ‘ornamento sono pratiche che fanno parte della cura di sé. Il simbolo della bellezza cambia tra popoli ed epoche, e ciò che conta è valorizzare la parte di noi che ci piace.
Se il simbolo di bellezza cambia continuamente allora noi creiamo il vostro!
Guardiamo la parte che c piace e valorizziamoci un po’ ogni giorno.
Dobbiamo uscire da questa corsa al potere con gli uomini.
Essere donne ed emanciparsi non significa competere con gli uomini, ma piuttosto riscoprire e valorizzare la nostra femminilità e morbidezza.
La rigidità, come la terra secca, non produce nulla.
Oggi ci giustifichiamo con noi stesse con la scusa che, essendoci emancipate, dobbiamo fare le mamme, le casalinghe, le donne in carriera, ecc. (a parte che non ci obbliga nessuno), e se ci pensate bene, le donne hanno sempre avuto un ruolo molto occupato e fondamentale nella società.
Facevano tutto ciò che facciamo oggi: si occupavano dei figli, della casa, andavano al mercato, lavoravano nei campi, curavano gli altri e molto altro.
Quindi non facciamo diventare la nostra corsa al potere una battaglia che è già stata vinta e lo vediamo ogni giorno nell’uomo che, in una condizione di frustrazione, spesso ricorre alla violenza.
E non perdiamoci in una gara a “chi ce l’ha più lungo”
Riconoscere la nostra femminilità, ridare un ordine interno e curare l’estetica esterna devono riflettere una bellezza che ci fa stare bene.
Non vi sto dicendo di truccarvi per essere donne, ma di riconoscervi come tali.
Di dedicare qualche minuto del vostro tempo per “decorarvi”.
Pensiamo all’arte, che riesce a farci vivere esperienze sublimi.
La corteccia prefrontale si attiva con il piacere della bellezza.
Quando decidiamo cosa ci piace o non ci piace, quella non è “verità”, ma stiamo solo convincendoci per omologarvi al pensiero comune.
Ma se all’interno sentiamo che qualcos’altro ci piace o ci piacerebbe, non esprimerlo ci “imbruttisce”.
La corteccia prefrontale si attiva con il piacere della bellezza quando guardiamo qualcosa che ci piace, non quando lo decidiamo!
Se non curiamo il nostro potere femminile e rimane inespresso perché non lo esprimiamo, non è colpa di nessun altro se non di noi stesse!
E tutte quelle parti che non ci piacciono?
Fanno parte della ferita iniziale che ci appartiene:
i lati che per difesa, per abitudine, per istinto mostreremo nella quotidianità per sopravvivere!
Ma lì non troviamo la nostra vera bellezza!
Li andiamo avanti a sorgere e morire giorno dopo giorno senza consapevolezza.
Se non siamo consapevoli di ciò che ci accade, facciamo di solito scelte dannose alla nostra salute.
Bello tutto questo, ma come possiamo cominciare a valorizzarci come donne e sentirci più sicure e belle?
Facciamo un gioco!
Per un mese, tutte le mattine, fai qualcosa per sentirti più bella.
Poi fra un mese scrivimi cos’è cambiato!
Riconosciamo la nostra bellezza interiore e valorizziamola, per vivere una vita più piena e consapevole.
Se non cambia nulla… rimarranno le solite pippe mentali di
una donna.