Possiamo essere noi stesse solo 20 minuti al giorno chiuse in un bagno?

Oscillavo tra le punte e i talloni davanti allo specchio del bagno. Di tanto in tanto facevo una smorfia contemplando le mie nuove rughe come strade interrotte. L’asciugamano intorcinato in testa lasciava intravedere i capelli bagnati e una gocciolina cadeva aggrappandosi a uno dei solchi a lato dell’occhio. Sto piangendo dalla disperazione o sciogliendomi come in un quadro di Jackson Pollock?

Colore e tristezza sono solo parti intrinseche dell’arte. Se pensiamo ad un anziano nudo o a una persona mutilata o con qualche stranezza non conforme al canone di decenza, normalità o bellezza come se osservassimo un’opera d’arte, allora i difetti diventerebbero caratteristiche. Ciò che sembrava ripugnante diventerà affascinante, curioso.

Potrei fissarmi per minuti interi su quel brufolo appena spuntato. E non sarebbero né le parole delle amiche “lascialo stare” né quelle di mia madre “ti sciupi se lo stuzzichi” né la certezza che ognuna di loro ha perfettamente ragione a dissuadermi dal volerlo schiacciare. Allora mi guardo come un’opera d’arte e dondolo avanti e indietro facendo smorfie.

Penso alle frasi che ricorrono nei racconti delle donne che incontro e in alcuni miei ricordi:

“Non ti arrabbiare se no sei brutta.”
“Non urlare se no sei isterica. Non piangere, non fare le bizze, sembri una bambina.”
“Non esagerare o non estraniarti.”
“Dimostra di essere matura.”

Perché non basta che appena uscita da quel bagno dovrai correre a destra e a manca per accontentare tutti, devi anche non essere sgradevole. In nessuna forma e espressione.

Marilyn Monroe, l’icona della bellezza e della femminilità, è stata una delle donne più tormentate al mondo e per tutta la sua esistenza è stata segnata da profonde sofferenze personali. La costante ricerca di approvazione e amore l’ha portata a molte pressioni per l’aspettativa del pubblico e fu costretta a conformarsi a un’immagine di perfezione che non rappresentava chi era davvero. Non è forse quello che ogni giorno, in modo più o meno sottile, ci accade?

E se è successo alla donna che ci sembra la più fortunata del mondo, possiamo non sentirci sole e impaurite dinanzi alla voglia di essere autentiche e alla stanchezza di essere eroine perfette. Possiamo avere paura costantemente di essere libere con il rischio di creare quel caos dettato dalla possibilità di essere fuori luogo, di dire qualcosa di sconveniente, di passare per vagabonde se abbiamo bisogno di dedicarci tempo? Perché se lo fa un uomo va bene, non è egoismo, è normalità, e se lo fa una donna è un peccato mortale?

Amor proprio è un concetto che ci dovevano regalare alla nascita e allora avremmo riconosciuto la differenza dall’egoismo e non ci saremmo fatte infinocchiare da commenti stupidi e maschilisti. Ma nel 2025 ancora la maggior parte di noi si sente così. Dobbiamo fare poco rumore. Se no siamo isteriche, folli o più semplicemente prostitute, che di solito è il commento generalizzato da bar per una che magari non l’ha neppure mai data via, ma parla a voce troppo alta e non si uniforma alle tradizioni .

Anche Marilyn probabilmente era autentica solo quei 20 minuti al giorno chiusa in un bagno. La ferita dell’esclusione sociale. La paura di non piacere, di non essere abbastanza “decente” ci condiziona ancora tanto. E forse è più subdola di un tempo che almeno era dichiarata. Oggi facciamo finta di essere libere e poi per respirare dobbiamo chiuderci 20 minuti in bagno.

Ormai la decisione è presa, schiaccerò quel brufolo! Che schifo. Un uomo si può mettere le dita nel naso mentre guida e farsi beccare al semaforo mentre tira l’impiastriccio dal finestrino e io mi faccio le turbe per strizzarmi un brufolo nel mio bagno?

Dondolare nuda avvolta da asciugamani di colore diverso con il ventolino caldo che porta a 100° la mia coscia destra osservando i miei difetti e giocando a far la diva, mi asciugo i capelli vaporosi. Mi trucco appena, tanto da coprire il rossore e allungare le sopracciglia e mi sento meglio. Questo rituale è quel momento di silenzio e solitudine che ci dà tregua dal mondo.

Appena aprirai quella porta uscendo da quella bolla di sapone insonorizzata che sono “i c****tuoi” sentirai il segnale di Attila che dice “scatenate l’inferno”!

Caso 1: Figli che non trovano panni, zaini che volano, calzini in giro, colazione da sparecchiare, chiavi! Dove sono le chiavi?
Caso 2: Marito che aspetta te per fare qualsiasi cosa o solo per darti una serie di informazioni che devi tenere a mente come se avessi l’app appunti dell’iPhone incorporata nel cervello. (Pregate poi che non abbia deciso di cucinare lui quella sera, che potrebbe essere una cosa bellissima se non dovessi tu fare la spesa. E riordinare dopo.)

Caso 3: Sei single, non hai figli né marito ma hai un cane, 2 gatti, un criceto e un pesce, se no ti saresti sentita sola e incompleta e nonostante tu sia in ritardissimo con il lavoro il senso di colpa ti divora e devi dar da mangiare e accudire tutti e 10.
Caso 4: Sei single, non hai figli né animali ma la sera prima hai lasciato i piatti nel lavandino, il calice di vino in bilico sul camino e i panni sporchi nel cesto per fare la lavata. E chissene frega se non avessi il senso di dovere che ti suona in testa come l’allarme della macchina costosa del vicino. Sei in ritardissimo e le chiavi? Cazzo le chiavi!?

In realtà di casi ce ne sono infiniti: Siamo di fretta, oberate da doveri e pensieri.

In quel magico bagno, quell’odiosa ruga, quel brufolo, lo smalto sbagliato da ridare, il libro della cacca, la musica per la doccia, sono una salvezza. Dovremmo riuscire a prenderci i “c**** nostri” anche fuori da quel bagno lo so, ma

siamo fatte così! Macchine da guerra programmate per amare!

È che se impariamo ad amare un po’ più noi stesse magari quel piccolo momento non sarà più tanto piccolo e magari non sarà limitato solo a criticarci e migliorarci. Magari ritagliarci un’ora di tempo al giorno per la lettura o la serie preferita, per l’attività fisica o lo yoga, per la passeggiata o il tè con l’amica, per il teatro o il cinema, per il dolce far niente. Sembra tanto un’ora! “Impossibile” sento già le vostre voci demotivate.

Beh lo sapete ormai sono drastica… si muore domani ragazze, non basta una mezz’ora chiuse nel bagno! Se state bene anche chi vi è vicino vi sentirà e allora l’armonia intorno migliorerà per tutti perché, care le mie meravigliose macchine da guerra innamorate, siete voi il motore del mondo. ♥

Assumiamoci la responsabilità di chi siamo, senza incolpare figli, genitori, uomini che ci siamo scelte e il mondo intero. Assumiamoci la responsabilità di ampliare quel bagno, quello specchio e di fare un po’ di rumore. Se non lo facciamo per noi, facciamolo per tutte quelle donne che non hanno la possibilità di vivere la propria vita liberamente.

Non possiamo avere paura di essere libere, è uno schiaffo a chi la libertà non ce l’ha ancora oggi. Uomini e donne che non hanno neppure un bagno dove specchiarsi per cercare quel brufolo. Non dobbiamo tutti salvare il mondo ma almeno cominciamo a dare dignità a chi siamo senza avere paura di cambiare le cose.

Arrabbiatevi.

Siate brutte, belle se preferite, ma perché voi volete esserlo, non per paura di perdere qualcuno.

Siate divergenti.

Quando l’amor proprio troverà la maniglia del bagno non potrà che diffondersi. Nessuno da legato riesce ad esprimere tutto il suo potenziale, tanto meno l’amore.

 

O vogliamo continuare a fargli credere che sono solo pippe mentali di una donna?

 

Nataly Write

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2 Comments

  1. Nicoletta 29 Gennaio 2025 at 10:22 - Reply

    Da rileggere ogni mattina quando ci alziamo 🧡

  2. Delia 29 Gennaio 2025 at 12:02 - Reply

    Quanta ragione in queste parole! E quanto sono frequenti le ricadute. Ma la vittoria sta nella perseveranza ❤️

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